Un tempo l’accoglienza all’anziano in RSA risentiva di una visione paternalistica, con l’ingresso in struttura la famiglia lo affidava ad un luogo di “custodia” dove ci si appropriava del ruolo di garante della salute dell’assistito. Il proprio caro veniva gestito senza grosse ingerenze della famiglia e l’interessamento dei famigliari veniva interpretato spesso come una sovrapposizione di ruoli.
Come ottimizzare i processi di comunicazione nelle strutture sociosanitarie
La comunicazione con i famigliari all’interno delle strutture sanitarie è un aspetto preponderante del processo di cura che va gestito con criteri di appropriatezza, in quanto nodo centrale nel successo terapeutico per la qualità dei servizi erogati. La RSA nel tempo sta migrando da “luogo di custodia” a “luogo di cura” e di vita: occorre instaurare un processo che va dalla comunicazione al rapporto fiduciario per arrivare all’assistenza solo dopo un percorso virtuoso di relazioni. *1
L’importanza della costruzione di relazioni efficaci, nel contesto terapeutico, emerge in caso di mancanza di continuità nella condivisione degli spazi fisici e quando vi sono emozioni da governare, lo abbiamo capito dolorosamente con la pandemia, quando tutto era affidato al peso delle parole. *2
I nuovi modelli comunicativi tra RSA e famiglia
Una nuova consapevolezza, tanto che oggi vi sono dei modelli comunicativi specifici e delle competenze da sviluppare per fare in modo che il flusso di informazioni tra RSA e famiglia, venga sviluppato in modo da garantire un concetto di affidamento da parte della famiglia. A supporto vi sono anche tecnologie che contribuiscono ad innescare un circolo virtuoso che produce serenità a beneficio di tutti i componenti della triade terapeutica (famigliari, assistiti, operatori).
In questo contesto i famigliari ricoprono un ruolo fondamentale e devono essere visti come risorsa.
È opportuno un approccio concentrato sulla persona e riconoscere al familiare il ruolo attivo nell’équipe di cura, accogliendo anche eventuali conflitti, tutto ciò è essenziale al fine di perseguire l’inclusione di questi ultimi nella nuova comunità. *3-4
Occorre passare da un paradigma paternalistico, unidirezionale e asimmetrico a un modello partecipato e simmetrico, vale a dire considerare la comunicazione nella cura come una risorsa che parte dal coinvolgimento partecipato di più soggetti. *5
Ma quale modello comunicativo adottare per gestire relazioni in presenza e a distanza? Come organizzarsi per gestire le comunicazioni e chi deve comunicare?
L’importanza di una documentazione libera e funzionale
Innanzi tutto, vi è una correlazione fra la qualità della documentazione e le modalità di trasferimento delle informazioni, affinché queste ultime siano efficaci è necessario che la documentazione sia disponibile e funzionale, solo così il referente della comunicazione potrà svolgere adeguatamente il proprio compito.
Viene scelto in seguito il modello di comunicazione con gli strumenti più adatti sia a livello di procedure che di tecnologie.
La comunicazione deve inoltre rispondere a principi di qualità, quantità, pertinenza e chiarezza*6 e i soggetti chiamati a comunicare devono avere una crescente attenzione verso le “Life Skills” *7 vale a dire quelle competenze relazionali che permettono un comportamento positivo per affrontare efficacemente e con empatia le sfide della vita quotidiana.
Anche in un contesto organizzativo dove le informazioni vengono supportate dalle tecnologie, la qualità dell’aspetto relazionale non può mai venire meno. L’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) ritiene che le “Life Skills “giochino un ruolo importante nella prevenzione del disagio mentale e dei problemi comportamentali e di salute. *8
La nuova figura del referente della comunicazione
Molte strutture sanitarie decidono oggi di individuare un referente della comunicazione delegato al passaggio di informazioni (Family Navigator).
Il Family Navigator è una figura professionale, punto di riferimento della squadra di cura dell’assistito, che guida il famigliare e lo porta a conoscenza di informazioni e attività fondamentali circa la cura e la vita del proprio caro.
Il referente della cura può essere supportato da tecnologie informatiche a supporto della comunicazione, conferendo alla relazione un supporto indispensabile, ma l’utilizzo delle tecnologie non sostituisce né le visite né la relazione umana che comunque deve instaurarsi in qualsiasi cultura organizzativa di successo.
Tecnologie per supportare le relazioni
In ambito di tecnologie spesso si parla di tecnologie gestionali, ma vi sono anche tecnologie per supportare le relazioni con diretta conseguenza sulla qualità della cura, il miglioramento del well being di tutti gli attori e la partecipazione della vita in struttura del famigliare così da diminuire l’isolamento sociale dell’anziano*9.
L’isolamento degli anziani e l’affievolirsi delle relazioni sociali hanno effetti molto negativi sul benessere emozionale, fisico e mentale, la solitudine è considerata una vera e propria malattia, l’anziano in RSA ha bisogno di mantenere le relazioni sociali con la propria famiglia.*10
La Struttura anche grazie a idonei strumenti tecnologici, può migliorare la qualità dei servizi aumentando la trasparenza organizzativa e inserendosi proficuamente sia a fianco della gestione delle famiglie, che vivono una situazione di stress poiché non riescono a conciliare la cura dei figli e del proprio caro, (la cosiddetta generazione sandwich), *11 che a fianco degli operatori, che oltre al carico di lavoro ordinario, sono il tramite nello scambio d’informazioni tra l’anziano e i suoi famigliari.
Comunicazione diretta tra RSA e famiglie
Grazie al supporto di adeguate tecnologie è così possibile migliorare l’organizzazione del lavoro con una comunicazione univoca e partecipata con i familiari. Fondamentale risulta la possibilità, tramite idonei applicativi, di condividere lo stato di salute con un’interfaccia grafica esemplificatrice volta a fornire gli elementi fondamentali senza allarmare le famiglie. I famigliari possono ricevere inoltre le immagini fotografiche del proprio caro, insieme alle informazioni sulla loro salute si contribuisce ad abbattere quella distanza penosa anche per i parenti.
La comunicazione è bidirezionale poiché i famigliari possono contribuire alla cura del loro caro, informando via chat gli operatori circa le abitudini e i bisogni e fissare gli appuntamenti con il proprio referente in RSA. Gli operatori possono così dedicarsi con maggior serenità alle attività assistenziali. È inoltre possibile prenotare le visite, la struttura può impostare gli orari e il numero di persone che possono accedere.
Il presupposto fondamentale nell’adottare questi strumenti è di tipo valoriale, ovvero il rispetto degli interlocutori e della qualità della relazione, ma gli effetti sono senza dubbio concreti: si crea uno scambio con continui stimoli e un’interazione positiva che continua oltre agli orari di visita. *12
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Bibliografia e fonti
[1]DGR 843/2021- Regione Toscana
[2]Promozione di uno stile comunicativo improntato alla Validation Therapy (Feil, 1982)
[3]Kitwood 1997- Person centred care
[4]A.Guaita, 2021
[5]Secci E.M., Duò C., La comunicazione strategica nelle professioni sanitarie, collana ebook
[6]Grice, Logica e conversazione. Saggi su intenzione, significato e comunicazione, Bologna, il Mulino, 1993
[7] http://www.lifeskills.it/le-10-life-skills
[8]Ministero della Salute, Comunicazione e performance professionale, 2015
[9]Studio di ricerca 2013-2014 del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione e il Dipartimento di Scienze Cognitive, condotti grazie alla Legge Provinciale 6 della Provincia Autonoma di Trento sugli incentivi alle imprese.
[10]Wenger, G. Clare, et al. “Social isolation and loneliness in old age: Review and model refinement.” Ageing and Society 16.03 (1996): 333-358.
[11]Havens, Betty, and Madelyn Hall. “Social isolation, loneliness, and the health of older adults.” Indian Journal of Gerontology 14 (2001): 144-153.
[12]Rosenberg M., Le parole sono finestre oppure muri, Esserci Edizioni, Reggio Emilia, 2003