Il Report evidenzia, tra le altre cose, il crescente utilizzo dei canali digitali da parte dei cittadini e la grande crescita dell’uso della Telemedicina da parte dei medici.
«La pandemia ha evidenziato l’importanza del digitale per rendere più sostenibile, efficace e resiliente il nostro sistema sanitario». Con queste parole Mariano Corso, Responsabile scientifico dell‘Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, ha presentato i risultati del nuovo report sulla Sanità Digitale relativamente al 2020.
Lo studio conferma quanto già rilevato nei mesi precedenti, sottolineando il crescente utilizzo dei canali digitali da parte dei cittadini e la crescita iperbolica dell’uso della Telemedicina da parte dei medici. Nel report viene però posta dell’enfasi anche sui ritardi, come per esempio sullo sfruttamento ridotto di uno strumento potenzialmente prezioso come il Fascicolo Sanitario Elettronico.
Gli investimenti del 2021 e il PNRR
La crescita e la diffusione degli strumenti digitali nel settore sanitario è stata spinta anche dai maggiori investimenti fatti nella Sanità Digitale durante il 2020: nell’anno dello scoppio della pandemia, infatti, le spese sono cresciute del 5% rispetto al 2019, raggiungendo un valore di 1,5 miliardi di euro, pari all’1,2% della spesa sanitaria pubblica complessiva, e a circa 25 euro per ogni cittadino. A dimostrare la centralità della Sanità Digitale nell’agenda politica contemporanea ci sono peraltro anche i fondi stanziati all’interno del PNRR, ovvero nel Piano Nazionale di Riprese e Resilienza. Qui, all’interno del documento che il governo italiano ha creato per mostrare alla Commissione Europea come intende investire i fondi del programma Next generation Eu, si trova infatti 1 miliardo di euro per la digitalizzazione della sanità.
Lo stato del fascicolo sanitario elettronico
In uno scenario in cui la Sanità Digitale si presenta in forte crescita e diffusione, il neo più vistoso sembra essere rappresentato dal Fascicolo Sanitario Elettronico, ovvero dal principale asset messo in campo per la raccolta dei dati dei pazienti.
I Fascicoli sono stati attivati per la quasi totalità della popolazione italiana, ma molto spesso sono incompleti e quindi in buona parte inutili, basti pensare che in 9 regioni la percentuale di aziende che alimentano l’FSE è quasi nulla. A colpire quindi è il loro scarso sfruttamento, che diventa oggettivo nel momento in cui si interrogano i cittadini. Il 28% ha dichiarato di non aver ancora sentito parlare del Fascicolo Sanitario Elettronico, e solamente il 12% è consapevole di aver utilizzato almeno una volta questo nuovo strumento.
Come ha spiegato Paolo Locatelli, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, «la messa a regime del Fascicolo Sanitario Elettronico deve costituire una priorità assoluta per il nostro Sistema Sanitario e deve essere accompagnata da un’adeguata campagna di informazione perché la limitata consapevolezza della sua esistenza fra i cittadini rappresenta la principale barriera a una sua piena diffusione».
Pazienti sempre più connessi
Sempre più cittadini guardano al digitale in ambito sanitario. Il report dell’Osservatorio sulla Sanità Digitale ci dice per esempio che nel 2020 il 73% degli italiani ha cercato in rete informazioni sui corretti stili di vita (con un +13% rispetto al 2019) e che il 43% si è informato in rete sulla campagna vaccinale.
Cresce anche l’utilizzo dei servizi digitali messi a disposizione dei cittadini dalla sanità pubblica, a partire dal ritiro online dei documenti clinici (era al 29% nel 2019, nel 2020 è balzato al 37%) dalla prenotazione di visite ed esami (26%) e dal pagamento delle prestazioni online (17%). Un dato particolarmente positivo si trova poi nel campo delle prenotazioni del vaccino, effettuate online nel 45% dei casi.
Sembra poi sempre più diffuso l’utilizzo di app nella propria cura quotidiana, con il 22% degli intervistati che usa app per ricordarsi di assumere dei farmaci, e con il 21% dei cittadini che utilizza delle applicazioni per tenere traccia dei propri parametri vitali.
La telemedicina nel 2020
E se, come visto, il Governo ha deciso di investire fortemente nella Telemedicina, i medici hanno dimostrato di gradire sempre più questi nuovi strumenti: il loro utilizzo è infatti passato dal 10% circa del 2019 al 30% abbondante durante la crisi sanitaria.
È interessante notare che la soluzione di Telemedicina più utilizzata risulta essere il Tele-consulto con i medici specialisti, funzione utilizzata dal 39% dei medici di medicina generale e dal 47% degli stessi specialisti, e che in ogni caso interessa in prospettiva 8 medici su 10. Risultano poi molto usati anche la Tele-visita, utilizzata dal 39% degli intervistati, e il Tele-monitoraggio, usato dal 43% degli MMG e dal 28% degli specialisti. L’opinione dei medici specialisti, dopo un anno di robusto utilizzo di queste nuove tecnologie, è che le soluzioni di Telemedicina possono consentire di organizzare da remoto circa il 20% delle visite di controllo ai pazienti cronici.
Conti alla mano, a partire da questa stima, e tenendo in considerazione solamente i pazienti con patologie croniche – che in Italia sono 24 milioni – si potrebbero risparmiare 48 milioni di ore che oggi vengono invece sprecate in spostamenti del tutto eliminabili. E anzi, tenendo conto degli eventuali accompagnatori-caregiver, le ore risparmiate potrebbero arrivare a quota 66 milioni.
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