Le infrastrutture IT sanitarie, negli ultimi anni, sono cresciute piuttosto velocemente, come del resto è accaduto anche in tanti altri settori. Ora il personale operante negli ospedali e nelle strutture sanitarie può contare su sistemi di riconoscimento del braccialetto elettronico dei pazienti, su cartelle cliniche dematerializzate, su ricette elettroniche e via dicendo.
I vantaggi sono tanti e diversi. Si pensi, per esempio, a un paziente che si aggrava improvvisamente nel cuore della notte: il medico di turno non ha mai seguito quella particolare persona eppure, non appena arriverà in reparto, potrà contare su una cartella elettronica completa di tutta la storia clinica del paziente, e avrà quindi tutto il necessario per agire subito nel modo più efficace. I tempi di reazione sono stati così ridotti in modo concreto, e la qualità dell’intervento aumenta.
Con il crescere delle infrastrutture informatiche negli ospedali, però, sono nati anche alcuni rischi inediti nel mondo della gestione “cartacea”: cosa accadrebbe se quell’emergenza notturna avesse luogo nel bel mezzo di un blocco della rete informatica, causato da un errore, da un guasto o persino da un attacco informatico? Come potrebbe quel medico di guardia che non conosce nulla di quel paziente agire nel modo corretto, in assenza di un corrispettivo cartaceo della cartella clinica?
Basta un simile quesito per capire quanto è importante investire in infrastrutture e servizi IT per ospedali e strutture sanitarie puntando a garantire la massima continuità del servizio, senza dover quindi temere problematici down del sistema.
La direttiva NIS
La Digital Transformation ha portato la rete ad assumere un ruolo centralissimo all’interno della nostra società. Le aziende, gli ospedali, le banche, tutto dipende in modo diretto dalla funzionalità della rete.
Questo perché l’infrastruttura tecnologica offre enormi benefici, quali rapidità, sicurezza, flessibilità e via dicendo. Non si pensa quasi mai, però, che una piccola falla, un piccolo blocco, può compromettere intere attività. Non ci sono dubbi nell’affermare che i servizi in cloud rappresentano il presente e il futuro, ma è anche vero che i nostri dispositivi sono collegati al cloud attraverso una rete locale: è sufficiente quindi un problema a livello della LAN aziendale per bloccare un’intera azienda.
Partendo da presupposti come questi, nel luglio del 2016, il Parlamento Europeo ha adottato la direttiva 2016/1148 o NIS (Network and Information Security), con l’obiettivo di rendere più sicuri e affidabili i sistemi informatici dell’Unione, ponendo l’accento sulla ridondanza dei collegamenti: nel momento in cui una connessione viene meno è necessario poter contare su una seconda connessione di “emergenza”. E questo, certamente, è doppiamente importante quando si parla di infrastrutture IT sanitarie.
La ridondanza nelle infrastrutture IT sanitarie
Un guasto non può bloccare l’attività sanitaria, come il lavoro del personale medico non può essere compromesso dalla saturazione di una linea. Ecco quindi che è importante poter contare su dei sistemi di monitoraggio dell’infrastruttura IT dell’ospedale, in grado di segnalare tempestivamente eventuali problemi. È allo stesso modo fondamentale poter contare su una progettazione dell’infrastruttura che preveda la ridondanza dei collegamenti, come anticipato.
Ma cosa si può fare nel concreto nel caso delle infrastrutture informatiche degli ospedali? È possibile optare per dei sistemi UPS locali con batteria estesa, per garantire un alto livello di disponibilità dell’infrastruttura IT.
Inoltre, è necessario fare in modo che il personale medico possa sempre contare su un set minimo di informazioni, anche in caso di blocco della rete: ecco quindi che un ospedale potrebbe implementare dei terminali dislocati nei reparti di degenza da utilizzare come dei repository locali, fornendo quindi al personale le informazioni cruciali per l’attività medica anche in caso di down della rete.
Per garantire la continuità necessaria al servizio sanitario è dunque d’obbligo progettare intelligentemente l’infrastruttura, poter contare sui migliori datacenter nonché, infine, formare correttamente il personale, per utilizzare al meglio la tecnologia messa a disposizione anche nei momenti più critici.