Con il termine Co-housing si intende una forma di comunità caratterizzata da ampi spazi comuni affiancati da abitazioni private in cui i residenti partecipano attivamente alla progettazione e alla gestione della vita comunitaria. Gli spazi abitativi sono organizzati in modo tale da salvaguardare la privacy di ogni persona e al tempo stesso garantire il bisogno di socialità[1].
Il Co-housing come soluzione abitativa ritrova molteplici esperienze soprattutto in Nord Europa e Nord America dove i co-housers sono rappresentati da famiglie, coppie, single, giovani e anziani i quali vanno a costituire una comunità condivisa per ottenere benefici fiscali, sociali, economici e ambientali. Per quanto riguarda le persone anziane autosufficienti questa modalità abitativa può avere un impatto molto positivo dal punto di vista sia fisico che psicologico riducendo l’isolamento sociale e creando un senso di comunità basato sull’aiuto reciproco[2].
Vediamo, ora, nel dettaglio come il co-housing può supportare la popolazione anziana.
La Qualità della Vita e Co-housing per i Senior
L’OMS definisce la Qualità della Vita come “la percezione soggettiva che un individuo ha della propria collocazione nella vita, in riferimento al contesto culturale, al proprio sistema di valori, ai propri obiettivi, aspettative, interessi e preoccupazioni[3]”. Si denota quindi come la Qualità della Vita sia un concetto del tutto soggettivo, proprio di un determinato contesto e influenzato da molteplici fattori come la salute fisica, lo stato psicologico, le relazioni sociali, i fattori ambientali e i propri credo personali (religione e spiritualità).
Molti studi[4], svolti attraverso l’intervista di residenti senior, hanno analizzato come il Co-housing favorisca positivamente la Qualità di Vita per le persone anziane in particolare per quanto riguarda l’autonomia, il coinvolgimento nelle attività di gruppo, l’interazione sociale e l’amicizia, e la possibilità di vivere in ambienti studiati a misura di anziano.
I vantaggi principali del Co-housing per gli anziani
Il cohousing per gli anziani potrebbe quindi portare numerosi vantaggi, in particolare per quanto riguarda il senso di appartenenza ad una comunità. Questo aspetto, infatti, permette alle persone anziane di promuovere la socialità e le relazioni e di sentirsi accettati, coinvolti, apprezzati, rispettati ma soprattutto valorizzati[5].
Un altro vantaggio è rappresentato dal supporto reciproco che si viene ad instaurare tra i residenti e che possiamo classificare in tre tipologie:
- Supporto funzionale: legato a determinate attività come la cura della casa, la preparazione dei pasti oppure l’accudimento durante la malattia
- Supporto emozionale: legato alle relazioni di amicizia, all’ascolto oppure all’essere di supporto a qualcuno con problemi personali
- Supporto ricreativo: legato alle diverse attività ricreative alle quali i residenti partecipano
L’isolamento sociale è un problema a cui vanno incontro molti anziani e il Co-housing può rappresentare un valido alleato. Grazie, infatti, agli spazi comuni, al senso di appartenenza sentito dai residenti, alle attività di gruppo e alla facilità di interazione regolare e costante questa modalità abitativa permette di ridurre notevolmente il senso di isolamento sociale.
Infine, un ulteriore vantaggio del Co-housing è dato dal senso di sicurezza che infonde nei residenti anziani sia per quanto riguarda l’ambiente fisico che quello sociale contribuendo a ridurre stress e frustrazione. Gli aspetti fisici interessano soprattutto la presenza di ampi spazi aperti e ben illuminati e di quartieri curati e piacevoli alla vista. Mentre gli aspetti sociali sono dati dall’esistenza di relazioni fiducia e di supporto tra i residenti[6].
La casa intesa come luogo di appartenenza e benessere
Secondo una ricerca effettuata nel 2016[7] la perdita delle funzionalità fisiche, incluse la mobilità e l’abilità di svolgere le attività quotidiane (Activities of daily living – ADL) come camminare, nutrirsi, lavarsi o vestirsi, rappresenta una condizione che impatta molto negativamente sulla qualità di vita dell’anziano causando molto spesso stati depressivi oltre che a isolamento, confinamento, cadute, malnutrizione, eccessi di disabilità e mortalità, ricorso improprio o intempestivo ai servizi. È emerso, però, che gli anziani che vivevano nella loro casa, rispetto a quelli istituzionalizzati, avevano meno probabilità di cadere in tali stati depressivi. Si è notato che il supporto emotivo di amici e famigliari fosse fondamentale per una migliore salute mentale e qualità di vita.
In Italia, il concetto della casa è stato affrontato dalla nuova proposta del Sistema Nazionale Assistenza Anziani (SNA) che delinea le Soluzioni Abitative di Servizio (SAdS) ovvero l’insieme delle misure di supporto abitativo alle esigenze di anziani con limitazioni delle autonomie o in condizioni di fragilità o vulnerabilità sociale [8]. In questa proposta le SAdS appartengono alla rete dei servizi sociali e sono inserite fra i livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEP). In questo macro-contenitore sono comprese tutte le forme di “abitare possibile” compreso il co-housing. La proposta prevede che in presenza di specifici bisogni le persone che vivono in una SAdS mantengono il diritto a ricevere il supporto dei servizi domiciliari sociali, sociosanitari e sanitari territoriali.
In particolare sul potenziamento dei servizi socio-assistenziali territoriali si focalizza anche il PNRR mettendo in campo ingenti risorse per l’attuazione di un modello digitale dell’assistenza domiciliare con lo scopo di potenziare l’assistenza domiciliare sul principio della “casa come primo luogo di cura”. Il documento si propone di contribuire al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
- Assistere a domicilio il 10% degli ultra sessantacinquenni;
- Migliorare l’efficienza organizzativa e l’omogeneità dei servizi assistenziali;
- Ridurre gli accessi ai Pronto Soccorsi ed il ricorso alle ospedalizzazioni;
- Ridurre gli accessi in day hospital;
- Consentire la dimissione protetta dalle strutture di ricovero;
- Favorire la transizione al setting domiciliare grazie alla tecnologia, alla sanità digitale ed alla interoperabilità dei sistemi.
Per favorire tutto ciò le tecnologie saranno, quindi, un fattore determinante: i software per l’assistenza domiciliare, infatti, consentono di gestire gli interventi, selezionare il personale da assegnare al turno in base alle skills richieste ed organizzare il giro degli operatori. Ma non solo, grazie alle app mobile per gli operatori che si recano a domicilio, la cartella elettronica è accessibile all’infermiere o al medico che effettua l’intervento, permettendogli di visualizzare informazioni sul paziente e sulle attività da svolgere, aggiornando la cartella in tempo reale.
Le soluzioni gestionali digitali rappresentano, quindi, degli spazi di lavoro virtuali per équipe multiprofessionali, per la gestione dei piani individuali assistenziali e riabilitativi, e delle attività assistenziali.
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Software gestionale e App per Assistenza Domiciliare e Servizi Domiciliari
Bibliografia e fonti
[2] Carrere, J., Reyes, A., Oliveras, L. et al. The effects of cohousing model on people’s health and wellbeing: a scoping review. Public Health Rev 41, 22 (2020).
[3] WHOQOL, 2012
[4] Carrere, J., Reyes, A., Oliveras, L. et al. The effects of cohousing model on people’s health and wellbeing: a scoping review. Public Health Rev 41, 22 (2020).
[5] Sonya L. Jakubec, Marg Olfert, Liza L. S. Choi, Nicole Dawe, Dwayne Sheehan, Understanding Belonging and Community Connection for Senior Living in the Suburbs, 2019
[6] Carrere, J., Reyes, A., Oliveras, L. et al. The effects of cohousing model on people’s health and wellbeing: a scoping review. Public Health Rev 41, 22 (2020).
[7] Xiao H., Yoon J., Bowers B., Living arrangements and quality of life: mediation by physical function and depression. Western Journal of Nursing Research, 38(6), 738-752, 2016
[8] Patto per un nuovo Welfare, Proposte per l’introduzione del sistema nazionale assistenza anziani, 1/03/2022