Lo Smart Working rappresenta una grande opportunità per le aziende, che possono così puntare a una riduzione dei costi di fronte a un aumento della produttività, ma ci sono vantaggi espliciti anche per i lavoratori, i quali possono approfittare del lavoro agile per conciliare le proprie aspirazioni professionali con le esigenze della vita privata e con le proprie passioni. Questo vale per tanti settori diversi, anche – e da un certo punto di vista soprattutto – per il comparto della sanità.
Il lavoro smart nel comparto sanità, prima del Covid
Di Smart Working per gli operatori sanitari si era iniziato a parlare prima dell’emergenza sanitaria, e dunque prima che il lavoro da remoto venisse raccomandato come strumento contro il contagio.
Proprio nel 2019, presso il Senato della Repubblica, si era tenuto l’evento “Lo Smart Working nella Sanità”, organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma. In quella sede erano stati discussi i benefici e gli ostacoli dello Smart Working per le aziende sanitarie, esaminando la possibilità concreta, garantita dall’innovazione tecnologica, di costruire un rapporto a distanza tra medico e paziente, con minori costi e servizi più continuativi.
In quell’occasione il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi si era mostrato possibilista ma dubbioso, spiegando che “lo Smart Working in sanità è una bella scommessa: la medicina, infatti, si basa su un rapporto diretto e di fiducia tra medico e paziente. Gli strumenti elettronici e la “medicina a distanza” potrebbero anche creare qualche problema”, precisando anche però che lo Smart Working nella sanità “è utile, senza dubbio, in contesti e condizioni particolari, dove si deve garantire un’assistenza sanitaria: il fatto di comunicare a distanza e in qualsiasi momento senza la presenza fisica e grazie alle nuove tecnologie può aiutare moltissimo”.
Nonostante questo, per Magi, “dare un parere totalmente positivo allo Smart Working al momento non è possibile”. Nessuno si sarebbe aspettato che già l’anno successivo il lavoro da remoto sarebbe diventato centrale, anche nel comparto della sanità.
Lo Smart Working nella sanità durante la crisi sanitaria
Con lo scoppio della pandemia sanitaria le strutture sanitarie sono state chiamate a rispondere al cambiamento in tempi brevissimi, reagendo alla crisi con tutte le risorse disponibili pur continuando a garantire le cure necessarie a tutti i pazienti non Covid.
Stando al report Connected Care dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, realizzato dal Dipartimento di Ingegneria Gestionale, i CIO e le Direzioni Strategiche delle aziende sanitarie hanno sottolineato come fondamentale, per affrontare la crisi, la presenza di una supply chain efficiente (indicata dal 47% degli intervistati). Tra gli altri fattori critici indicati ci sono i piani di business continuity (44%) e lo Smart Working, indicato dal 41% dei rispondenti.
Il problema, da questo punto di vista, è che solamente 1 azienda sanitaria su 5 si è dichiarata pronta, all’inizio dell’emergenza, sul fronte delle procedure necessarie per attivare lo Smart Working. Nonostante questo, circa la metà delle aziende sanitarie prese in esame dall’Osservatorio (in tutto 66) l’ha attivato, potendo contare su una buona copertura sul fronte della Cyber Security già prima della pandemia.
Gestione del personale sanitario da remoto
Per affrontare questo delicato momento di emergenza, il personale sanitario ha dovuto quindi lavorare spesso da remoto, sfruttando appositi strumenti digitali: il 39% delle aziende ha infatti introdotto o potenziato i portali per la collaborazione e la comunicazione.
Una corretta ed efficiente gestione dello Smart Working per gli operatori sanitari si è così dimostrato cruciale per aumentare la sicurezza dei lavoratori pur offrendo un servizio continuativo, ma va sottolineato che, ancora oggi, restano validi i presupposti che avevano spinto, l’anno scorso, a parlare di Smart Working per ospedali e in generale per la sanità.
Anche in assenza di rischio di contagio, infatti, il lavoro agile permette anche al personale medico di avere orari flessibili, di poter esercitare parte della propria attività senza spostarsi dalla propria sede o dal proprio domicilio, conciliando così le proprie esigenze e ambizioni professionali con quelle della vita privata e della propria famiglia.